La Comunità Energetica Rinnovabile (abbreviato CER) è una soluzione “locale” per incrementare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019, le CER sono state introdotte anche nel nostro Paese, come previsto dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE).

Che cos’è una comunità energetica?

Con Comunità Energetica si intende un’associazione volontaria tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali, comuni o distretti di piccole e medie imprese, che decidono di collaborare per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

In pratica, la Comunità diventa prosumer, acronimo di produttore e consumatore: realizza e possiede un impianto condiviso di produzione di energia – tipicamente fotovoltaica o microeolica.

L’energia prodotta viene messa a disposizione della comunità a prezzi accessibili, mentre la quota rimanente può essere immessa in rete, accumulata in un apposito sistema e restituita quando è necessaria, oppure scambiata con i consumatori geograficamente vicini.

Quali sono i vantaggi?

In vista della riduzione delle emissioni di carbonio nel settore elettrico prevista per il 2050, messa un po’ in secondo piano dal conflitto russo-ucraino, e per fronteggiare la crisi energetica, si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia attraverso le REC, per generare fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema.

Solo in Italia, la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili è il 19%, con una potenza installata pari a 60,8 GW, ma si punta al rafforzamento dell’autonomia energetica per raggiungere l’obiettivo del 30% di energia prodotta da fonti rinnovabili previsto dal piano Energia Clima 2030.

Il nostro Paese, inoltre, è geograficamente avvantaggiato in questo: è composto da diverse migliaia di piccoli Comuni, ha un ottimo irraggiamento solare, zone molto ventilate e, in più, ha un’altissima disponibilità di tetti e terreni necessari per installare i dispositivi fotovoltaici ed eolici.

I limiti che frenano le Comunità Energetiche

La burocrazia fino ad adesso non ha aiutato lo sviluppo delle Comunità Energetiche. Tuttavia, con il decreto energia dell’1 marzo 2022, l’installazione dei pannelli solari fotovoltaici e termici in edifici e strutture fuori terra viene considerata manutenzione ordinaria e non più straordinaria, riducendo drasticamente l’iter. Inoltre, ci sono già realtà che propongono agli interessati impianti CER “chiavi in mano”, con evidenti vantaggi per tutti i soggetti coinvolti.

Annalisa Galante, Coordinatrice scientifica di That’s Smart e consulente di MCE Lab afferma:

“Sicuramente per raggiungere gli obiettivi fissati dai piani europei di sviluppo, ma anche dal nostro Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza (PNRR) ci sarà da lavorare su innovazione, integrazione e rinnovabili anche sul costruito. Per farlo potremmo cominciare dagli edifici che già raggruppano cittadini che condividono spazi comuni: i condomini, che vengono considerati “autoconsumi collettivi”. Sulla scorta delle riqualificazioni messe in atto dal superbonus, i prossimi due anni sono il momento giusto di agire per creare delle CER, anche perché molte realtà si stanno muovendo per incentivare questa nuova forma di produzione decentrata, ne sono un esempio il bando Alternative di Fondazione Cariplo o la legge regionale lombarda 2/2022, che ha stanziato 22 milioni di euro a supporto delle CER, in particolare per l’acquisto e installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. […] si tratta certamente di un processo che vedendo più soggetti coinvolti non è facile da attuare, dopodiché c’è una mancanza di comunicazione da parte dei soggetti coinvolti, iniziando dall’Amministrazione pubblica, che fatica a essere incisiva su progetti tecnici che coinvolgono gruppi di singoli cittadini; ma soprattutto il Superbonus del 110% ha monopolizzato l’attenzione e le attività di quei soggetti che si potrebbero far promotori di questo sviluppo. Possiamo dire che fra i limiti delle norme del Superbonus 110% c’è quello di non aver pensato allo sviluppo organico dell’efficientamento energetico: vanno bene il cappotto, la facciata ventilata, la sostituzione dei sistemi impiantistici vetusti e il pannello fotovoltaico, ma lo sviluppo delle CER, in un programma più integrato di interventi, darebbe dei benefici strutturali certamente maggiori e duraturi nel tempo. Ci vorrebbe un tavolo che vedesse operare congiuntamente i facilitatori della transizione energetica: dalle Amministrazioni pubbliche locali (il ruolo dei Sindaci è basilare), alle utility che possono promuovere nuove forme di gestione dell’energia, fino agli amministratori di condominio come “ambasciatori” dell’informazione legislativa sulle CER e sull’autoconsumo collettivo e le ESCo, da sempre in campo per sviluppare concretamente i progetti di green management.”

Un aiuto in questa direzione arriva anche dal piano REPowerEU che prevede l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei nuovi edifici pubblici, commerciali e residenziali, per ottenere 600 GW di nuova potenza entro il 2030, a livello europeo, per il quale saranno stanziati circa 300 miliardi di euro.

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