In questi giorni si sente parlare di crisi energetica, che non riguarda solo L’Italia, ma anche il resto d’Europa. Secondo gli esperti il problema è destinato a durare per tutto l’inverno, fino a primavera del 2022. Ma quali sono le cause?

La scintilla che ha scatenato la crisi sono state la ripresa repentina della domanda di carbone, petrolio e gas naturale, dopo il calo dovuto degli scorsi mesi, e le difficoltà di approvvigionamento di materie prime, di logistica e distribuzione. Ma i fattori sono molteplici, e solo in parte dovute alle ricadute economiche della pandemia. 

  • Alta domanda/bassa offerta:  i Paesi produttori di petrolio e gas naturale, come il metano, non sono riusciti ad aumentare l’offerta necessaria per soddisfare la crescita della domanda. Quando la domanda di un bene scarso cresce, però, le leggi del mercato portano ad alzare i prezzi. Purtroppo il bene, in questo caso gli idrocarburi, era già in condizioni di scarsità, quindi il rapporto domanda/offerta/prezzi cambia in proporzione maggiore. 
  • Accaparramento di gas fossili: quasi tutto il gas richiesto dall’Unione Europea è importato, e circa il 90% proviene da Paesi non membri, di cui il 43,6% dalla Russia. Ogni Paese europeo attinge alle risorse energetiche in misura diversa e chi è in grado di fornire gas combustibile sa di trovarsi in una posizione di vantaggio e riduce i flussi verso l’esterno dei confini.
  • Non solo gas: non si tratta solo di gas per il riscaldamento o per i comparti produttivi. Più del 20% dell’energia elettrica prodotta nei paesi dell’Unione, infatti, è ottenuta dal gas naturale, mentre in Italia è addirittura il 40%. Per questo i rincari riguarderanno anche le bollette elettriche. 
  • Risorse energetiche e giacimenti meno produttivi: i giacimenti di gas del Mare del Nord sono sempre meno produttivi e i Paesi Bassi (unici esportatori netti di gas nell’Unione Europea, insieme alla Danimarca) stanno procedendo con la chiusura del giacimento di Groningen a causa di rischi sismici. Nei Paesi nordici un’estate particolarmente priva di vento e secca ha fatto scendere ai livelli minimi i bacini che alimentano le centrali idroelettriche e ha dato un colpo alla produzione di energia eolica: a subire in questo caso il contraccolpo maggiore sono state il Regno Unito e l’Irlanda, che compravano parecchia energia dalla Norvegia.
  • Crisi allargata alle fonte energetiche non rinnovabili: le tensioni sui mercati fornitori del gas naturale si sono estese rapidamente a quelli di petrolio e carbone, che erano rimasti abbastanza estranei alla crescita esponenziale del prezzo del gas dell’estate scorsa. Si stima che entro i primi mesi del 2022, la domanda di petrolio arriverà a 100 milioni di barili al giorno, con un ritorno a consumi precedenti alla pandemia con conseguente aumento generalizzato dei prezzi.

La crisi energetica porterà a un lockdown energetico?

Per ora, purtroppo, per scongiurare la crisi energetica non si può fare altro che cercare di limitare i consumi di energia per avere un impatto positivo, sia sulla bolletta che, soprattutto, sull’ambiente. 

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