Come avrete già sentito, uno dei problemi che più sta gravando sull’industria è la scarsità di materie prime, come metalli e minerali, proprio nel momento in cui l’economia sembrava riprendersi, dopo la pandemia. Ed è una difficoltà che tante aziende come la nostra sono costrette ad affrontare. 

Le cause in sintesi

Dietro questa difficoltà di reperimento di materie prime ci sono diversi fattori, non per forza negativi, ma che in un periodo così particolare come la pandemia da Covid-19, hanno influito sull’intero processo. Vediamoli.

  • Economia pianificata (male): a differenza della maggior parte degli Stati Europei e non, la Cina si è distinta in organizzazione e lungimiranza, approvvigionandosi all’inizio della pandemia, quando i prezzi erano crollati del 20-30%
  • Ripartenza simultanea: tutte le aziende si sono fermate nello stesso momento, a livello mondiale, ma sono anche ripartite più o meno nello stesso periodo.  
  • Logica just in time: le imprese si sono abituate, per essere più efficienti, a non accumulare scorte. Ma se tutti i Paesi ripartono di scatto, con i magazzini di ogni continente vuoti a causa delle chiusure, è facile capire come la domanda abbia superato improvvisamente l’offerta. 
  • Logistica: i prezzi dei trasporti su lunghe distanze sono aumentati, anche a causa del nuovo regolamento approvato dall’Organizzazione Marittima Internazionale che ha imposto a tutte le navi di abbassare la quota di zolfo nell’olio combustibile
  • Everything bubble: prezzi “gonfiati” in quasi tutti i settori, che vanno a influenzare a cascata anche i costi delle materie prime.
  • Speculazioni: in un momento di crisi come quello che abbiamo vissuto, è stato conveniente investire in materie prime, perché facilmente rivendibili e prezzate in dollaro, attualmente più debole rispetto alle altre valute.
  • Transizione green e digitale: sembra paradossale, eppure la transizione verso la sostenibilità, ha portato alla richiesta massiccia di alcune materie prime, finora poco considerate, come il rodio, una “terra rara” utilizzata per collegamenti elettrici e per la realizzazione di marmitte catalitiche.

Quali soluzioni ci sono per contrastare la scarsità di materie prime?

Un punto su cui si è fatto davvero troppo poco finora è quello di potenziare l’attività di riciclo dei metalli pregiati. Molti Paesi lo sanno fare con plastica, carta e alluminio, ma non con i rifiuti elettronici, a partire dalle batterie dei cellulari, che vengono invece riciclate per noi dalla Cina, leader del settore, a fronte di un pagamento, oltretutto.

Inoltre, è stata dimostrata scarsa lungimiranza anche nella creazione dell’Alleanza per le Materie Prime in Europa (ERMA – European Raw Materials Alliance), incaricata di costruire una politica estera e industriale comune per ottenere le concessioni dei minerali di cui il nostro continente scarseggia, ma arrivata con vent’anni di ritardo rispetto ad altre realtà nell’estrazione, ad esempio, del cobalto. Nonostante questo, la strategia è quella di diventare più autonomi, favorendo l’attività estrattiva dei metalli presenti sul territorio europeo con tecnologie avanzate. Ci vorrà tempo, ma si prevede un assestamento della situazione nel giro di qualche anno. 

La nostra situazione

Come molte altre aziende del settore, anche in IMIT abbiamo risentito della scarsità di materie prime. Il nostro vantaggio è stato quello di produrre internamente la maggior parte dei componenti, con un recupero al 100% degli scarti metallici, beneficiando della gestione totale dell’intero ciclo produttivo, indipendente da aziende intermedie. Abbiamo anche acquistato materie prime a lungo termine, cercando di prevedere il più possibile gli andamenti di mercato. Purtroppo, per quanto riguarda la componentistica elettronica, invece, non esistono oggi segnali globali tali da garantire previsioni accurate.

Le strategie che abbiamo messo in atto, tuttavia, sembrano siano riuscite a contenere i disagi per i nostri Clienti, salvo qualche comprensibile ritardo. 

Attendiamo, come tutti, che la situazione possa normalizzarsi velocemente, con una considerazione: leggendo le cause di questa crisi, è facile pensare che Paesi come la Cina siano stati in grado di gestire meglio la situazione, dimenticandosi che nell’intero processo di acquisizione sono coinvolti Paesi con legislazioni più permissive (es. normative sull’inquinamento) o a dir poco arretrate (es. in Congo, per l’estrazione di cobalto e rame, in cui è sfruttato il lavoro minorile). Forse la vera sfida al futuro non è tanto la facile reperibilità di materie prime, quanto il rispetto di ciò che ci circonda. 

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