Se lo scopo è quello del Fit for 55, ovvero ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, vediamo oggi in che modo l’Italia e l’Europa si stanno muovendo verso una progressiva decarbonizzazione, anche grazie al contributo di Associazioni come Assotermica, di cui IMIT fa parte.

La decarbonizzazione nell’edilizia

La strategia di decarbonizzazione prevede il rafforzamento di alcuni importanti strumenti legislativi, attraverso la messa in consultazione di alcune proposte relative alla revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia e al pacchetto di norme sul gas, con l’obiettivo di accelerare l’introduzione sul mercato di nuove tecnologie, prodotti e servizi.

Il comparto edile, infatti, è responsabile di circa il 36% delle emissioni di CO2 a livello UE e gioca un ruolo centrale nel conseguimento degli obiettivi comunitari.

Assotermica condivide la strategia di stimolare la ristrutturazione degli edifici, in linea con cosiddetta “Renovation Wave”, anche se attualmente le proposte si focalizzano molto di più sulla parte di isolamento, fondamentale, ma non l’unica su cui poter e dover intervenire.

Occorre considerare, infatti, che il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria detengono oltre l’80% dei consumi di un’abitazione, ottimizzabile attraverso l’ammodernamento degli impianti esistenti, promuovendo tecnologie già attualmente ed ampiamente disponibili.

Proprio per questo motivo, l’Associazione “ritiene importante che la direttiva promuova sempre più un approccio integrato alla progettazione del sistema edificio/impianto senza trascurare la climatizzazione e la produzione di acqua calda sanitaria”, come espresso lo scorso marzo nella Nota Assotermica alla consultazione della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia

Decarbonizzazione e green gas

Nella nota, inoltre, si auspica anche che la nuova Direttiva EPBD lasci agli Stati Membri la flessibilità di poter incentivare l’installazione di tutti i tipi sistemi di riscaldamento compatibili con la decarbonizzazione, comprese le tecnologie che possono utilizzare i gas verdi. L’Italia è un Paese in cui gli edifici sono estremamente diversi tra loro, con esigenze ben specifiche, e al momento la conversione del riscaldamento da gas a elettrico non sempre risulta di semplice fattibilità, senza dimenticare che il comparto industriale sta già offrendo una vasta gamma di soluzione adatte allo scopo!

Si parla molto del ruolo che potranno avere le pompe di calore ad alimentazione elettrica, ma anche in uno scenario fortemente “elettrificato” bisognerà considerare che almeno la metà dei consumi nel 2050 verrà coperta da altre fonti energetiche. Come abbiamo già visto in questo articolo, esistono già sistemi ibridi gas/elettrico (che integrano una pompa di calore elettrica ed una caldaia a condensazione) e anche gli apparecchi di riscaldamento a gas in commercio sono già “green gas ready”, cioè pronti per bruciare green gas come il bio-metano (100%) e stanno migrando verso soluzioni “hydrogen ready”, che prevedono l’impiego di idrogeno in varie percentuali. 

In quest’altra nota (Posizione Assotermica su Hydrogen and decarbonised Gas package) si legge anche: 

“La conversione del riscaldamento da gas a elettrico spesso porta con sé costi elevati e non sempre risulta di semplice fattibilità per una serie di motivi, dalla necessità di non sovraccaricare la rete elettrica al dover soddisfare fabbisogni energetici anche a climi molto rigidi e in edifici con elevate dispersioni termiche, con impianti di riscaldamento dimensionati per lavorare con temperature medio alte del fluido termovettore (condizione nella quale le tecnologie che integrano la combustione del gas risultano ancor più efficaci ed efficienti).”

Potrebbe essere dunque fondamentale prevedere lo sviluppo dei green gas anche in ambito domestico, con una sempre minor dipendenza energetica, soprattutto in un contesto geopolitico instabile come quello degli ultimi anni. 

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