Divieto di vendita di caldaie a gas o alimentate da fonti fossili dal 2029? Questo è l’indirizzo prospettato dal piano REPowerEU, per accelerare la transizione ecologica in Europa. Ma cosa succederebbe se questa linea di azione, su cui per ora è ancora possibile intervenire, diventasse una normativa a tutti gli effetti?
Come abbiamo già visto in questo articolo, REPowerEU è il piano presentato dalla Commissione Europea con l’obiettivo di ridurre la dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili, riducendone del 15% la domanda di gas già nei prossimi mesi.
Oltre a risparmiare energia e diversificare l’approvvigionamento (soprattutto dopo le tensioni geopolitiche degli ultimi mesi), un altro punto chiave del piano è quello di accelerare la transizione all’energia pulita, limitando sia l’utilizzo, sia la vendita di dispositivi che impiegano combustibili fossili come fonte di alimentazione, tra cui, appunto, le caldaie a gas.
Le caldaie a gas oggi
Allo stato attuale, le caldaie a gas utilizzano principalmente gas metano per funzionare, ma troppi ignorano però che la maggior parte delle nuove caldaie sono predisposte per funzionare anche con miscele di gas sostenibili, come ad esempio l’idrogeno, fino al 20%, e che questi gas possono essere immessi direttamente nella rete del gas naturale, e quindi già utilizzabile da buona parte delle tecnologie esistenti. Ma non solo: anche le pompe di calore a gas sono già oggi disponibili per poter essere alimentate con miscele di gas fossile e idrogeno, in basse percentuali.
Inoltre, alcuni progetti, come HARP, stanno incentivando gli utenti all’uso di tecnologie per il riscaldamento più efficienti.
Limitare dunque la vendita di caldaie a gas già dal 2029, risulterebbe troppo affrettata e potrebbe portare all’esclusione di un ampio ventaglio di tecnologie efficienti già presenti sul mercato, come le hybrid ready e le green gas ready, di cui abbiamo accennato.
Alberto Montanini, presidente di Assotermica (Associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici federata Anima Confindustria), ha infatti commentato:
“Occorre anzitutto ricordare che al momento l’indicazione contenuta in REPowerEU consiste esclusivamente in una linea di indirizzo, suscettibile di modifiche e revisioni e senza ricadute dirette. Nell’ipotesi che tale indirizzo sia tramutato in una normativa, è importante ribadire che tale divieto sarebbe prematuro e drastico, perché non terrebbe conto del fatto che le imprese del nostro settore sono da tempo impegnate nella progettazione e nella produzione di impianti orientati all’efficienza energetica, che rappresentano un’ottima soluzione in ottica della fondamentale transizione green. Come Assotermica, auspichiamo che si proceda invece nella direzione di un approccio multi-tecnologico e multi-energetico, che incentivi la diffusione delle più recenti tecnologie hybrid ready e green gas ready, che già oggi sono pronte a funzionare con miscele crescenti di biocombustibili e idrogeno. La soluzione per ottenere i risultati auspicati in ottica di indipendenza energetica e transizione ecologica è consentire la convivenza di più tipologie di apparecchi, anche per scongiurare il rischio che si crei un mercato secondario di apparecchi antiquati, inefficienti e poco sicuri, che continueranno comunque a restare in molte case”.
Come abbiamo già visto qui, sia i produttori di caldaie, sia la rete di distribuzione, si stanno già muovendo attivamente verso una transizione green che possa essere rispettosa dell’ambiente, ma anche sfruttando tecnologie e infrastrutture funzionanti, esistenti e competitive, come quelle del nostro Paese.
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